Ok europeo al "Green Deal", emissioni zero entro il 2050
Europa primo continente a raggiungere la "neutralità climatica"
Andrea Pastore 15/01/2020 0
Martedì 14 Gennaio 2020, è stato approvato il piano "Green Deal". Lo ha reso noto Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea, nel corso della seduta plenaria del Parlamento dell'Unione Europea. Un vero e proprio patto ambientale per avviare un meccanismo di "transizione" con cui l'Europa sarebbe il primo continente a raggiungere la "neutralità climatica".
L'obiettivo cui si punta sono le emissioni zero entro l'anno 2050. Il piano economico prevede l'ingente stanziamento di circa 1000 miliardi in 10 anni, che serviranno soprattutto a sostenere il passaggio all'industria pulita in quei paesi strettamente legati ai combustibili fossili.
L'Italia sarà destinataria di centinaia di milioni di fondo, come ha affermato Paolo Gentiloni, Commissario per gli Affari Economici e Monetari UE. Nel nostro paese bisognerà intervenire principalmente su mezzi di trasporto ed efficienza energetica degli edifici.
foto tratta da Pixabay - attribuzione non richiesta
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Andrea Pastore 31/01/2021
Più di 100 milioni per la bonifica dei "siti orfani" italiani
Dimenticati ma non invisibili. Tanto che il Ministero dell'Ambiente, all'inizio di quest'anno, ha stanziato più di 100 milioni affinchè se ne provveda alla bonifica. Stiamo parlando dei cosiddetti "siti orfani", cioè quei luoghi "che non sono di interesse nazionale né regionale - spiega personalmente il ministro Sergio Costa - in cui l'ambiente è stato aggredito e nessuno ha ancora affrontato la bonifica".
Si tratta di aree, come si legge nella nota ministeriale, dove il responsabile dell’inquinamento non è individuabile o non provvede agli adempimenti per la bonifica, siano esse - ad esempio - discariche o fabbriche in disuso. I fondi - ha precisato il Ministero - saranno suddivisi in cinque annualità e ripartiti fra le varie regioni, cui toccherà individuare e bonificare i "siti orfani" sul territorio di propria competenza.
"Ci siamo inventati una nuova categoria giuridica - ha affermato Costa, abbiamo fatto approvare una legge e fornito le risorse per risolvere questo problema". Sicilia e Campania le regioni destinatarie dei maggiori fondi, rispettivamente circa 13 e 12 milioni.
Andrea Pastore 22/11/2020
Da Greenpeace la guida per scegliere i detersivi senza plastica
Qualche mese fa, Greenpeace, l'organizzazione ambientalista che ha nella difesa dell'ambiente la sua missione principale, ha diffuso il rapporto "Plastica liquida: l’ultimo trucco per avvelenare il nostro mare". L'analisi si è concentrata sui più comuni detersivi presenti sul mercato, selezionandone poco meno di 2mila attraverso il web.
Oltre il 20% dei prodotti considerati (commercializzati da marchi molto noti a livello internazionale) ha rivelato almeno un ingrediente a base plastica, e da un ulteriore - ma più ristretto - campione sono emerse le "microplastiche", cioè materie plastiche in forma solida inferiori ai 5 millimetri, ritenute le principali nemiche dell'ecosistema. Analisi successive più approfondite, sempre nell'ambito del campione ristretto già monitorato, hanno rivelato la presenza di particelle solide ancora più piccole con dimensioni inferiori a 50 micrometri (pari a 0,05 millimetri).
Alla luce di questi risultati, più recentemente Greenpeace ha elaborato una vera e propria guida - in formato cartaceo e digitale - per indirizzare l'utenza verso detergenti e detersivi privi di plastica, elencando tutti gli ingredienti nocivi e permettendo di verificarne la presenza nei prodotti al vaglio prima dell'acquisto.
"Tutte le materie plastiche utilizzate come ingredienti nei detersivi - ha spiegato Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia - finiscono per essere disperse nell’ambiente, raggiungendo i nostri mari. Ciò accade perché molto spesso i filtri degli impianti di depurazione delle acque reflue non riescono a trattenere efficacemente le particelle solide presenti negli scarichi di casa".
Andrea Pastore 13/12/2020
Giornata Internazionale della Montagna, è allarme ghiacciai: riduzione areale del 60%
Il riscaldamento climatico sta mettendo in crisi e in pericolo i ghiacciai alpini, causando la perdita di neve e ghiaccio e la degradazione del permafrost. E' l'allarme lanciato da Legambiente. Si stima che, negli ultimi 150 anni, la superficie glacializzata dell’arco alpino si sia ridotta addirittura del 60%.
La deglaciazione colpisce principalmente le Alpi Orientali: in base ai dati del Comitato Glaciologico Italiano (CGI), le Alpi Giulie hanno registrato un decremento volumetrico pari al 96%. Non stanno meglio le Alpi Occidentali e Centrali: sulle prime, sono pressochè scomparsi i ghiacciai delle Alpi Marittime; sulle Alpi Centrali, a preoccupare è il grande ghiacciaio dei Forni, secondo per estensione solo all’Adamello: attualmente si mostra appiattito e "crepacciato". Inoltre, la presenza ad alta quota del "black carbon", cioè le polveri derivanti da incendi e inquinanti in pianura (segno allarmante di un elevate impatto antropico), accelera la fusione del ghiaccio.
È quanto emerge in sintesi dal report finale "Carovana dei ghiacciai" realizzato da Legambiente in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano (CGI) e presentato online il 10 dicembre, alla vigilia della giornata internazionale della montagna.
Nel report, oltre alle osservazioni sui tre settori alpini (occidentale, centrale e orientale), in virtù dei dati raccolti in questi anni dal CGI, Legambiente traccia un bilancio sullo stato di salute dei 12 ghiacciai alpini anche attraverso mappe, grafici e descrizione dettagliate, allo scopo di analizzare la differente reattività di ognuno ai cambiamenti climatici monitorati dal 17 agosto al 4 settembre 2020. La regressione dei ghiacciai - puntualizza l'associazione - comporta anche preoccupanti conseguenze a valle, sulle risorse idriche, e un aumento del dissesto idrogeologico.