Con "Arpina" la Regione Sicilia punta a sensibilizzare alla tutela della biodiversità
Conosciuta anche come Ape Nera Sicula, è la protagonista della serie animata di Arpa Sicilia
Andrea Pastore 17/07/2021 0
"Negli ultimi decenni, la pressione antropica esercitata sul pianeta sembra inarrestabile. Gli effetti legati ai cambiamenti climatici, alla distruzione degli ecosistemi, all’estinzione di specie viventi si manifestano con conseguenze tangibili che riguardano da vicino il mondo che abitiamo. Arpa Sicilia è lo strumento operativo della Regione per il controllo e la tutela dell’ambiente in Sicilia".
Così, sulla propria pagina social ufficiale, Arpa Sicilia introduce la campagna di sensibilizzazione alla protezione ed alla valorizzazione dell'ecosistema e della biodiversità. Personaggio chiave è "Arpina", una versione cartoon dell'Apis Mellifera Siciliana. Il progetto è stato presentato a Catania in occasione del Green Expo del Mediterraneo, dal 14 al 16 Luglio.
E la stessa Arpina a presentarsi al mondo social: "Sarò la protagonista della serie animata a cura di Arpa Sicilia. Mi muoverò in ambienti rurali tra pesticidi e contesti virtuosi, vivrò l’esperienza del contesto urbano fortemente inquinato e farò escursioni subacquee per eseguire un monitoraggio delle acque e degli ambienti costieri. Vi porterò con me per mostrarti quanto sia importante mettere in atto buone pratiche e promuovere azioni sostenibili".
L'Apis Mellifera Siciliana (o Ape Nera Sicula, per il suo addome scuro) produce miele anche nei periodi più caldi ed ha il compito di impollinare le piante da cui dipendono i due terzi della frutta e della verdura consumata dall’uomo.
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Andrea Pastore 14/01/2022
La canapa, storia di una pianta troppo utile che dava fastidio
Consentiva di fare di tutto: vestiti, corde (tutto il cordame dei velieri era fatto con la canapa), carta (molto più ecologica della carta derivata dagli alberi), carburanti (l'etanolo di canapa, con cui erano alimentate le prime auto come la Ford T); in ambito medico consente di curare molte malattie, in Nepal se ne mangiano i semi.
Nel 1937 Henry Ford realizzò la Hemp Body Car, interamente realizzata con un materiale plastico ottenuto dai semi di soia e di canapa e che ovviamente viaggiava alimentata da etanolo di canapa. La carrozzeria era cosi elastica che lo stesso Ford si fece filmare mentre colpiva la macchina con forza senza provocare nessun tipo di danno.
L'avvento delle fibre sintetiche e l'inizio del proibizionismo
Cosa potrebbe mettere in crisi una pianta cosi utile? La risposta potrebbe sorprendere molti: le fibre sintetiche. Nel 1935 venne scoperto il nylon, una fibra sintetica derivata dal petrolio. Resistentissima, le cose prodotte con questo materiale parevano non rompersi mai, ma c'era un problema: la canapa era diffusa e lavorarla era semplice, bisognava proibirla.
Purtroppo tra gli usi possibili della canapa c'è anche la possibilità di produrre droghe leggere, e questo venne utilizzato come scusa per proibirla in toto: i giornali dell'epoca cominciarono ad associare la canapa alla droga, ad invocare misure "contro la droga", che fecero sì che la canapa cominciasse ad essere proibita in tutto il mondo.
La riabilitazione
La campagna mediatica contro la canapa è stata cosi forte che ci sono voluti decenni per riabilitarla: solo da alcuni anni è cominciato un processo di revisione delle norme vigenti, volto a distinguere il tipo di uso in modo da consentire una serie di attività. Ma nel frattempo il mondo è stato invaso da materiali sintetici.
Qualche anno dopo la sua introduzione, questo cominciò ad essere meno resistente: dopo il boom di acqusiti iniziale, le aziende avevano visto i loro fatturati crollare perché le persone non avevano necessità di acquistare nuovi capi di abbigliamento, quindi bisognava cambiare. L'obsolescenza programmata era servita anche in questo campo.
Andrea Pastore 10/04/2021
L'insospettabile inquinamento di Internet, fra motori di ricerca e piattaforme streaming
Senza tener conto dell'accelerata "digitale" che ha imposto la pandemia, che ci ha indotto ad utilizzare molto di più la rete sia per ridurre le attività in presenza (smart working, acquisti online) sia per riempire i vuoti di giornate trascorse per lo più in casa (streaming video), da anni ormai il web e la rete sono centri nevralgici del nostro quotidiano.
Eppure, sebbene intuitivamente si pensi a qualcosa di "immateriale", va detto che anche il digitale inquina, producendo "insospettabili" emissioni di CO2 nell'atmosfera. Si, perchè ad ogni nostro click - che sia rivolto verso un motore di ricerca, un client mail o una piattaforma video - corrisponde il lavoro fisico di un server/data center che deve elaborare il nostro input, consumando molta energia e dunque liberando anidride carbonica.
A ciò va aggiunto il dispendio energerico dei nostri dispositivi "di partenza" (computer, spesso accesi h24, e smartphone) e di tutti quei congegni necessari a raffreddare i server/data center di cui sopra, che altrimenti fonderebbero al momento di gestire la mole enorme di richieste dell'utenza (anche 50mila al secondo nel caso del più noto dei motori di ricerca): secondo una ricerca condotta da Purdue University, Yale University e MIT, l'invio di una mail - ad esempio - comporterebbe un consumo fino a 50 grammi di CO2, che diventano quasi 60 per lo streaming video e si riducono a 0.014 per una telefonata o un sms.
Per ovviare al problema, si va dai consigli più "banali" (evitare di passare attraverso il motore di ricerca, puntando direttamente al sito di interesse) a quelli più "anacronistici" (una telefonata in sostituzione di una mail particolarmente laboriosa), fino a quelli più "solidali" (intesi come meno "global", la lettura di un libro rispetto alla classica serie in anteprima su piattaforma streaming).
Andrea Pastore 18/03/2020
Coronavirus e qualità dell'aria, Arpa Lombardia smentisce correlazione
Si rincorrono, in questi giorni, notizie circa la stretta correlazione fra l'epidemia di Coronavirus e il miglioramento della qualità dell'aria, nel senso che le restrizioni imposte dal Governo hanno determinato una netta riduzione di spostamenti e dunque una netta riduzione di emissioni di gas di scarico nell'aria. Biossido e polveri sottili sarebbero in costante diminuzione, soprattutto a Milano e Roma, le metropoli più favorite dal decongestionamento del traffico.
Ma è davvero così automatico? In riferimento al caso meneghino, è una nota di ARPA Lombardia, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, a fare chiarezza: "Arpa Lombardia giudica non opportuno fare, al momento, una valutazione specifica di merito, essendo la situazione in evoluzione e in quanto non dispone di tutti gli elementi necessari allo scopo. La priorità è, oggi, quella di mantenere attiva e funzionale la rete di rilevamento.
Un'analisi seria, che è nelle modalità abituali di operare di Arpa Lombardia, richiede dati quantitativi, come per esempio i flussi di traffico o la produzione industriale, oltre che analisi di laboratorio sul materiale particolato raccolto, effettuando così la ricerca di traccianti delle diverse sorgenti. Per fare confronti è necessario, altresì, considerare la meteorologia, elemento che varia di giorno in giorno.
Non si può quindi semplicemente confrontare la situazione di queste tre settimane con quella dell'anno precedente o delle tre settimane precedenti, poiché sarebbe una analisi semplicistica e superficiale. Pertanto, Arpa Lombardia smentisce categoricamente qualunque affermazione attribuita all'Agenzia sulla diretta correlazione tra le azioni di contenimento della diffusione del Covid-19 e il miglioramento della qualità dell'aria".