Allarme siccità in Italia, "manca" il 60% della pioggia che abitualmente cade

Si tratta della primavera più arida da 60 anni a questa parte

Andrea Pastore 21/04/2020 0

Non bastasse l'emergenza da Covid-19, l'Italia è alle prese con un altro problema, non nuovo certamente: la siccità. Stando all'indagine condotta da Meteo Expert, che ha preso in considerazione la finestra temporale fra inizio Marzo e metà Aprile, quella attualmente in corso nel nostro paese è la primavera più secca da 60 anni a questa parte.

E il 60 si ripete, perchè oltre al lasso temporale che separa due "secchezze" così evidenti, è anche la quota percentuale di pioggia che è venuta meno; una media fra quello che è accaduto al Nord, più condizionato con un deficit di circa 9 miliardi di metri cubi d'acqua, e Sud, dove comunque la situazione non è tanto migliore.

I primi a pagare questa situazione sono stati fiumi e laghi, che hanno visto decurtare nettamente la loro portata, se si considera - andando molto più nel pratico - che in Italia è caduta la metà della pioggia rispetto alla "normalità", oltre 23 miliardi di metri cubi in meno del solito.

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Andrea Pastore 23/06/2020

Turismo sostenibile, istruzioni per l'uso

In un'epoca in cui l'inquinamento raggiunge livelli esponenziali, mettendo a repentaglio la sopravvivenza di interi ecosistemi, si parla molto di "turismo sostenibile". Questa espressione, ancor prima che una visione "imprenditoriale" legata al modo di proporre turismo da parte degli operatori di settore, racchiude una vera e propria filosofia di vita: viaggiare ed esplorare nuovi luoghi in totale armonia con la natura, rispettandola.

L'ideale di un equilibrio e di una convivenza che protegga la biodiversità. In Italia, ma d'altronde in tutta Europa, sono tante le strutture che permettono di coltivare questo tipo di turismo, anche sulla base delle indicazioni della UNWTO (United Nations World Tourism Organization).

Ovviamente, se esistono strutture ad hoc, esiste anche il turista "sostenibile", cioè colui che mette in pratica delle semplici regole. Non è difficile tracciarne una sorta di identikit. Innanzitutto, il viaggiatore "green" preferisce gli spostamenti in bicicletta, mezzo pulito e sicuramente adeguato per esplorare quegli scorci di paesaggio più complessi da raggiungere; poi, il "nostro" tende ad evitare gli alberghi e mira ai campeggi, o comunque a quelle suddette strutture dalla vocazione "verde" che puntino su mobilità sostenibile, raccolta differenziata, risparmio energetico, materiali eco-compatibili; infine, il viaggiatore "green" si avvale di accessori riutilizzabili e non usa e getta, ottimizzando dunque il bagaglio al seguito.

Per alcuni sono piccoli accorgimenti, per altri tutto ciò potrebbe essere una pesante rinuncia alle comodità. In realtà parlano i fatti: durante la pandemia, la scarsa presenza dell'uomo, o quantomeno la sua condotta meno impattante ha permesso alla natura di rifiorire, di "riesplodere" in tutta la sua bellezza.

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Andrea Pastore 18/03/2020

Coronavirus e qualità dell'aria, Arpa Lombardia smentisce correlazione

Si rincorrono, in questi giorni, notizie circa la stretta correlazione fra l'epidemia di Coronavirus e il miglioramento della qualità dell'aria, nel senso che le restrizioni imposte dal Governo hanno determinato una netta riduzione di spostamenti e dunque una netta riduzione di emissioni di gas di scarico nell'aria. Biossido e polveri sottili sarebbero in costante diminuzione, soprattutto a Milano e Roma, le metropoli più favorite dal decongestionamento del traffico.

Ma è davvero così automatico? In riferimento al caso meneghino, è una nota di ARPA Lombardia, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, a fare chiarezza: "Arpa Lombardia giudica non opportuno fare, al momento, una valutazione specifica di merito, essendo la situazione in evoluzione e in quanto non dispone di tutti gli elementi necessari allo scopo. La priorità è, oggi, quella di mantenere attiva e funzionale la rete di rilevamento.

Un'analisi seria, che è nelle modalità abituali di operare di Arpa Lombardia, richiede dati quantitativi, come per esempio i flussi di traffico o la produzione industriale, oltre che analisi di laboratorio sul materiale particolato raccolto, effettuando così la ricerca di traccianti delle diverse sorgenti. Per fare confronti è necessario, altresì, considerare la meteorologia, elemento che varia di giorno in giorno.

Non si può quindi semplicemente confrontare la situazione di queste tre settimane con quella dell'anno precedente o delle tre settimane precedenti, poiché sarebbe una analisi semplicistica e superficiale. Pertanto, Arpa Lombardia smentisce categoricamente qualunque affermazione attribuita all'Agenzia sulla diretta correlazione tra le azioni di contenimento della diffusione del Covid-19 e il miglioramento della qualità dell'aria".

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Andrea Pastore 04/06/2020

Emergenza ambientale da Covid-19: dove andranno a finire guanti e mascherine?

Che l'emergenza Covid-19 avesse ripercussioni di carattere sanitario ed economico era chiaro fin dall'inizio. Reparti ospedalieri al collasso e la maggior parte dei settori produttivi in ginocchio rappresentano il conto salato da pagare all'epidemia.

Ma adesso, soprattutto su impulso della associazioni ambientaliste (Legambiente in primis), sta venendo fuori un altro problema grosso, dalla portata potenzialmente devastante: dove andranno a finire guanti e mascherine non differenziati nel modo corretto, se non addirittura abbandonati per strada? Semplice. Oltre ad affollare i bordi delle strade, invaderanno le aree verdi e si disperderanno nel mare, inquinandolo e uccidendo tutti quegli animali che dovessero incappare in questi "bocconi di plastica".

Si perchè la maggior parte della mascherine è realizzata in polipropilene, un materiale che ha fatto la sua fortuna nell'industria della plastica, e sappiamo che plastica e mare non vanno propriamente d'accordo. In Oriente il fenomeno è già dilagante, tanto che mari e spiagge sono infestati dai DPI dismessi.

E in Italia? Il Ministero della Salute ha fortemente raccomandato di gettare guanti e mascherine nel bidone dell'indifferenziato, in 2-3 sacchetti uno dentro l'altro, resistenti e ben chiusi. Amiu Genova, azienda che si occupa dei servizi di raccolta e gestione rifiuti e di igiene urbana nel territorio del capoluogo ligure, ha stimato che se soltanto l’1% delle mascherine usate in un mese non venisse smaltito in modo corretto, si disperderebbe in natura qualcosa come 10 milioni di mascherine e quasi 40 tonnellate di plastica e sostanze sintetiche.

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